L’idraulica romana affonda le sue origini in oltre duemila anni di storia; infatti all’epoca repubblicana (312 a.C.) risale la costruzione del primo acquedotto da parte di Appio Claudio Crasso. Si calcola che nel periodo dell’impero giungessero a Roma complessivamente circa 13.000 litri di acqua al secondo, che equivalgono a oltre un milione di metri cubi al giorno; una quantità enorme per una popolazione che nel periodo fra il IV sec. a.C. ed il II sec. d.C. era cresciuta fino ad oltre un milione di abitanti. Quest’acqua era destinata ad usi tanto di carattere collettivo quanto ornamentale. Gran parte delle notizie che abbiamo sugli acquedotti romani le dobbiamo a Sesto Giulio Frontino, "curator aquarum" durante il regno di Nerva (intorno al 90-100 d.C.). Da Frontino sappiamo i percorsi degli acquedotti, i nomi dei costruttori, l'acqua trasportata, l'ubicazione delle sorgenti, il tipo di struttura muraria ed ogni altro tipo di informazione correlata con la realizzazione di queste opere.
Solo a Roma, l'acqua era fornita da undici acquedotti: Appio, Anio Vetus, Acqua Marcia, Acqua Tepula, Acqua Giulia, Acqua Vergine, Alsietino, Claudio, Anio Novus, Traiano, Alessandrino. Alcuni acquedotti di Roma antica continuarono ad essere utilizzati, pur se in rovina, durante il medio evo, e furono rimessi in servizio dai papi in epoca rinascimentale. In questo periodo la scuola di Roma ebbe tra i suoi allievi due tra gli idraulici più illustri : Benedetto Castelli ed Evangelista Torricelli; furono realizzati altri acquedotti (Felice, Acqua Paola, Acqua Vergine, Pia Acqua Marcia), e la città fu dotata di splendide fontane.
L’acquedotto attualmente più importante a Roma è il Peschiera, che nasce in provincia di Rieti, nei pressi di Cittaducale e penetra a Roma attraverso due rami distinti, convogliando acqua sorgiva di ottima qualità.
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Il museo è nel Dipartimento di Ingegneria Civile, Edile e Ambientale, Via Eudossiana 20, Roma